Questa mattina durante la diretta del programma BUONGIORNO SAN PIETRO, con Andrea B. abbiamo ricordato il trentennale della strage di Capaci dove hanno perso la vita il giudice Giovanni Falcone la moglie Francesca Morvillo e la scorta composta da Giuseppe Costanza Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo.
Lo abbiamo fatto in musica, andando a proporre la canzone “CUORE” di Lorenzo JOVANOTTI del 1992 brano che l’artista scrisse qualche giorno dopo l’accaduto.
Per quello che riguarda la mia vita considero il 23 maggio 1992 il giorno in cui mi sono accorto di essere legato ad una storia, ad un paese, a una comunità di persone che crede in una cosa fondamentale e non negoziabile: il diritto/dovere di ognuno di vivere in un paese libero dal potere della malavita organizzata. Organizzata in ogni sua forma, dalla più atroce e violenta a quella più strisciante, mascherata, istituzionalizzata e collusa con altri poteri.
Per i funerali di Giovanni Falcone erano presenti migliaia di ragazzi in piazza a Palermo, tanti erano gli interrogativi sul loro futuro, futuro che vedevano macchiato dai boss mafiosi e nel quale Jovanotti si identificava: “I ragazzi son stanchi dei boss al potere/ i ragazzi non possono stare a vedere,/ la terra sulla quale crescerà il loro frutto bruciato/ ed ad ogni loro ideale distrutto”.
TESTO:
Migliaia di ragazzi in piazza a Palermo
un saluto alla bara del giudice Falcone,
hanno bisogno di una risposta.
Hanno bisogno di protezione.
I ragazzi son stanchi dei boss al potere;
i ragazzi non possono stare a vedere,
la terra sulla quale crescerà il loro frutto bruciato
ed ad ogni loro ideale distrutto.
I ragazzi denunciano chiunque acconsenta
col proprio silenzio un’azione violenta.
I ragazzi son stanchi e sono nervosi,
in nome di Dio a fanculo i mafiosi.
I ragazzi denunciano chi guida lo stato
per non essersi mai abbastanza impegnato,
a creare una via per chi vuole operare,
senza esser costretto per forza a rubare,
per creare una via per gli uomini onesti,
per dare ai bambini valori robusti
che non crollino appena si arriva ai 18,
accorgendosi che questo mondo è corrotto.
I ragazzi non credono ad una parola
di quello che oggi c’insegna la scuola.
I ragazzi diffidano di ogni proposta
non stanno cercando nessuna risposta,
ma fatti, giustizia, rigore morale
da parte di chi calza questo stivale.
I ragazzi hanno il tempo che li tiene in ostaggio,
ma da oggi han deciso di farsi coraggio
perchè non ci sia un’altra strage di maggio,
per uscire ci vuole cultura e coraggio
cultura di pace, coraggio di guerra,
il coraggio di vivere su questa terra
e di vincere qui questa nostra battaglia,
perché quando nel mondo si parli d’Italia
non si dica soltanto la mafia, i mafiosi,
perché oggi è per questo che siamo famosi,
ma l’Italia è anche un’altra,
la gente lo grida:
i ragazzi son pronti per vincere la sfida.
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